Nara
- Tommi
- 18 ore fa
- Tempo di lettura: 4 min
📍 Location: Nara

Oggi siamo a Nara, tra templi, giardini, trenini al supermercato e scene del crimine ci godiamo una giornata di relax alzando il gomito con qualche Sake: ci voleva
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Today we are in Nara, among temples, gardens, little trains at the supermarket, and crime scenes, enjoying a relaxing day while raising our glasses with some sake: just what we needed.
Oggi giornata di distensione (finalmente) e ci svegliamo ben alle 8. Cioè, Francesca si sveglia alle 8, io un po’ prima ma la lascio dormire: se lo merita.
Con estrema calma decidiamo di dirigerci verso la stazione per ritirare il fatidico JR Pass, il quale è stato frutto di sere e sere di ricerche e incroci tra guide, AI (di due tipi diversi, non si sa mai), per poter identificare il migliore e più conveniente abbonamento per questi prossimi giorni. Tutto merito di Francesca, riconosco i miei limiti.
Alla stazione abbiamo una “conversazione” con uno degli impiegati della JR che sfoggia un atteggiamento militare con tanto di distintivo affisso sul petto. Ci consegna, su un piattino metallico (portato con dei guantini bianchi), i due pass, nemmeno avessimo ritirato la spada dell’imperatore Meiji. Compriamo inoltre il biglietto per raggiungere Hiroshima domani (partenza 7 a.m., per la gioia della moglie) e sembra andato tutto a buon fine. Sembra. Francesca, con in mano lo scontrino del viaggio, mette in discussione che la tratta sia coperta dal JR Pass comprato. Assisto allo sguardo di terrore dell’impiegato che, totalmente spaesato, ricontrolla nuovamente scusandosi 14 volte come se avesse commesso un efferato omicidio. Il match “organizzazione giapponese" VS "diffidenza italica” finisce fortunatamente 1-0 e meno male: non avrei potuto avere sulla coscienza quel poveretto.
Beh, è ora della colazione, no? Entriamo in un supermercato e qui, colpa mia, chiedo a una commessa se avessero qualcosa senza glutine per la povera moglie che sta andando avanti a panne cotte da una settimana. Errore madornale: in breve la prima commessa chiede consiglio a una seconda e la seconda chiede consiglio a una terza. Ci troviamo a seguire un trenino di tre commesse che parlano fitto tra di loro e girano confezioni di panini, brioche e dolci non meglio identificabili. A ogni reparto si fermano e confabulano tra di loro. La moglie è in imbarazzo totale, mentre io mi diverto molto e cerco di introdurmi mostrando gli ideogrammi di “farina” per spiegare: ottengo grandi inchini e dei “Hai” continui. Usciamo dal reparto dei mochi con le tre commesse che si inchinano almeno quattro volte ciascuna, scusandosi ovviamente.
Bene, possiamo procedere verso il parco di Nara, dove un tour di templi e giardini ci aspetta. Davanti al Prefectural Office notiamo una folla di turisti che fa tappo sulla strada: mi guardo con Francesca e pensiamo la stessa cosa, sarà una giornata faticosa. Incredibilmente il tappo non è dato dall’entrata a qualche tempio o pagoda, ma da una moltitudine di daini che ingorgano il marciapiede aspettando qualche biscotto. Io pensavo che fossero qualche decina sparsa in giro per il parco, ma qui si sta parlando della scena dove Mufasa viene travolto dagli gnu: sono tanti, ovunque, affamati e con le corna. Chiunque abbia anche solo i sentori di cibo viene puntato e inseguito, e questo crea un certo parapiglia.
Arriviamo per prima cosa nell’incantevole Yoshikien Garden, ignorato dalla folla ma con una splendida tea house nella cornice di un giardino zen che rasenta la perfezione. Ci sediamo per riprenderci dal caldo e godere della calma e della vista.
Sulla strada del Todai-ji, le nostre paure trovano fondamenta: una striscia di goccioline di sangue porta dalla strada principale ai bagni pubblici e una signora sta già pulendo la scena del crimine per evitare di suscitare preoccupazione nei passanti. Immaginiamo che qualche daino fosse un po’ più affamato degli altri e abbia usato gli utensili di madre natura contro qualche gioioso turista.
Superato il set di CSI-Nara, ci troviamo davanti al Todai-ji. Ovviamente, tra il Buddha di 15 metri e i dettagli degli incastri in legno, potete già immaginare cosa io abbia fotografato. Vi risparmierò il supplizio nelle foto sotto (c'e ne è solo una per gli aficionados ingegneri).
Il percorso procede nella foresta del monte Wakakusa, tra altri daini, alberi di oltre mille anni e templi antichissimi. Troviamo perfino una perfida signora giapponese che, all’ingresso del suo negozio (lo ammetto, stavamo entrando per l’aria condizionata), ci dice: “No looking, only shopping”. Ovviamente ci siamo tenuti la sudarella e il caldo.
Alle 13:45 Francesca entra in modalità risparmio energetico. La situazione è critica, visto che la sua autonomia è quella di una batteria di un iPhone 4: bisogna trovare un posto dove mangiare. La velocità di movimento dimezza e le parole sono calibrate per non perdere ulteriore energia. Fortunatamente trovo un 7-Eleven con tanto di tavolini climatizzati e i famigerati onigiri tuna-mayo riportano in forze la moglie, che riprende a chiacchierare.
Nel pomeriggio vogliamo visitare la pagoda a cinque piani del Kofuku-ji, ma è in riparazione fino al 2031. Peccato, ma capiamo: è una struttura in legno di 600 anni, e un po’ di restyling non si nega a nessuno. In compenso visitiamo, dopo aver scavalcato tre daini svaccati all’entrata (ok che sono sacri, ma due ciabattate no?), il National Treasure Museum, dove veniamo abbagliati da statue antichissime di Buddha interamente intarsiate in legno: davvero spettacolare.
La serata è sicuramente meno affascinante, dove la fa da padrona la solita lavatrice e la ricerca di un posto dove mangiare. Alla fine ci ritroviamo nel locale di ieri sera dove, questa volta, convinco la moglie a bere ben due sakè (non che lei opponga molta resistenza). Nara ci regala sicuramente una bellissima visita ai suoi monumenti e una rilassante atmosfera vacanziera. Ne siamo soddisfatti e questo ci dà la carica per domani: direzione Hiroshima!
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