A spasso tra i templi
- Franci
- 6 giorni fa
- Tempo di lettura: 3 min
📍 Location: Kyoto

I templi di Kyoto continuano ad affascinarci, così simili a prima vista eppure così differenti tra loro.
Tra Giardini di rocce, foreste di bamboo e fonti sacre scopriamo una Kyoto a tratti magica.
The temples of Kyoto continue to fascinate us, so similar at first glance yet so different from one another.
Among rock gardens, bamboo forests, and sacred springs, we discover a Kyoto that is at times magical.
Le contrattazioni sulla sveglia partono dalla sera prima. Riesco a strappare sorprendentemente un h 7.00. Onesto.
Al mio risveglio quasi non ci credo quando Tommaso mi dice di dormire altri 10 minuti. Sarà l'aria da giorno festivo del 15 agosto? Mi avrà visto particolarmente stanca? Zitta e non fare domande Francesca, prendi e porta a casa questi minuti di sonno regalati. Scoprirò solo più tardi che in questo viaggio la carità non è una dote del marito, forgiato nel pragmatismo (il primo tempio apriva alle 8.30, nessun bisogno di arrivare prima...)
Proprio al Nanzen-ji comincia la nostra giornata. Un tempo era una villa imperiale che poi venne convertita in tempio zen (scuola Rinzai). La sua porta di accesso (Sanmon) è immensa e subito dietro si staglia l'altrettanto grande ingresso (Hatto) con il suo drago dipinto sul soffitto. La nostra attenzione viene però catturata da un acquedotto lì affianco: una struttura occidentale contrasta molto col luogo in cui siamo. Scopriamo che è del periodo Meiji e faceva parte di un sistema di canali per trasportare acqua e beni tra Kyoto e il lago Biwa. Dopo aver fatto foto bombing a Tommaso decidiamo di entrare nel tempio e fare altra meditazione nel suo famoso giardino zen di rocce.
Poco distante è presente anche un altro tempio (Zenrin-ji) che abbiamo selezionato tra i tanti presenti per il suo splendido giardino, oltre alla pagoda e alle sue scale che accompagnando il dorso della montagna sembrano un drago. Capiamo che dobbiamo tornare in Giappone assolutamente quando i colori della natura mutano, perchè è lì che si può apprezzare appieno con quanta cura siano stati pensati i giardini (anche da un punto di vista cromatico). Faremo questo sacrificio.
Nel frattempo, il numero di turisti che aumenta è inversamente proporzionale alla tolleranza di Tommaso. Ci buttiamo quindi al tempio Kodai-ji, fondato dalla moglie di Toyotomi Hideyoshi (chiamata per gli amici "Nene") dopo la sua morte per commemorarlo. Purtroppo parte del suo giardino zen di pietre è sotto manutenzione, ma abbiamo ammirato quello vegetale, le case da the e i colori vivaci dell'Hojo. Per non parlare della sua foresta di bamboo, monopolizzata da una coppia di spagnoli (ndT "tanto siete brutti, non è facendo più foto che migliorerete").
Arriva l'ora del pranzo e il nostro 7-eleven non ci tradisce: squadra che vince non si cambia. Mangiamo in un parcheggio seduti su un paracarro ammirando l'abilità dei giapponesi nel fare manovra in spazi strettissimi. Davvero notevole.
A questo punto non possiamo più sottrarci al nostro destino: il Kiyomizu-dera ci aspetta. Lo vediamo là, in alto sulla collina. La strada è al sole (ma perchè noi facciamo sempre ste cose alle 13.30?!) ed è una cascata di turisti che a momenti ci travolge (ndT è più facile fare rafting). Però, una volta giunti in cima... che spettacolo! Kyoto è ai nostri piedi.
Riprendendo fiato leggiamo un po' di storia: la montagna era praticamente utilizzata come cimitero comune per chi non poteva permettersi una degna sepoltura e il tempio (scuola Hosso) è stato costruito vicino a una sorgente d'acqua detta sacra e della longevità. Famoso non solo per la pagoda ma anche per la terrazza in legno da cui una volta era usanza buttarsi giù: ai sopravvissuti si dice fosse concesso esprimere un desiderio (cioè nemmeno vederlo esaudito, ma solo espresso!). Da quanto viene riportato però, circa l'85% di chi si buttava sopravviveva! Nonostante ciò, alla fine dell'ottocento hanno deciso di vietare tale pratica. E' un vero peccato non aver trovato documentazione a riguardo mentre stavo scrivendo la mia tesi di laurea.
Poco prima dell'uscita passiamo affianco alla famosa fonte. Sto ancora scrutando l'altezza della terrazza dal basso facendo i miei calcoli accademici, quando Tommaso mi sorpassa borbottando qualcosa contro queste "trappole per turisti". Io non mi tiro indietro e gli chiedo gentilmente se mi aspetta mentre vado ad abbeverarmi: dopo essermi presa della "superstiziosa contadina del '300" non solo il marito si mette in coda con me ("sia mai che tu beva dalla fonte della longevità e io no") ma una volta arrivato il suo turno, beve di gusto direttamente dal mestolone in dotazione invece che dalla propria mano come fan tutti... No comment.
La giornata si chiude con cena tipica a base di zuppa, riso, frittata e tempura in un localino aperto dalle 17.30 alle 20.30 che smette di far entrare dalle 19.30. Non chiedavamo di meglio.
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