Last day in Kyoto
- Tommi
- 4 giorni fa
- Tempo di lettura: 3 min
📍 Location: Kyoto

Tra sveglie assassine e fughe dagli influencer, Kyoto ci regala contrasti continui: templi silenziosi, giardini zen e spiritualità autentica che resistono persino all’assalto dei turisti e del caldo torrido.
Between murderous alarms and dodging influencers, Kyoto reveals its contrasts: silent temples, zen gardens, and an authentic spirituality that somehow survives both tourist invasions and the merciless summer heat.
Dopo varie riflessioni sulla validità di andare a vedere una meta molto instagrammabile, alla fine decidiamo di fare una levataccia per cercare di godere, per quanto possibile, la bellezza autentica del luogo prima che venga invaso dalla folla di turisti. La sveglia suona a un orario che potrebbe compromettere la mia incolumità, ma per fortuna riesco a cavarmela con solo qualche mugugno. Obiettivo: Fushimi Inari. Nonostante tutto, arrivati alla fermata troviamo già qualche influencer che sta tornando indietro, indice che il photoshooting è già finito. La preoccupazione inizia a salire. Al nostro arrivo, notiamo una coppia di connazionali intenta a improvvisare pose da lap-dance sotto i Torii sacri (visione traumatica), andando nel senso opposto di marcia, nonostante le numerose e colorate insegne che lo indicassero. Ad arricchire il tutto, i bagni pubblici più lerci di quelli di un traghetto per il Pireo sono la goccia che fa traboccare il vaso. Decidiamo di fuggire e seguire il consiglio di un amico: puntiamo al Tōfuku-ji.
Il tempio si trova a pochissimi minuti da noi e per raggiungerlo attraversiamo un quartiere di piccole casette in stile giapponese. Visto l'orario passiamo quasi in punta di piedi: è pur sempre sabato mattina. Fondato nel 1236 come tempio principale della scuola Zen Rinzai, possiede il più grande e il più antico portale di accesso originale di tutto il Giappone. E' celebre per i suoi giardini, realizzati nel Novecento dal maestro Shigemori Mirei e ogni lato del complesso ha una peculiarità: ghiaia, muschio, pietre disposte come isole. Un luogo che in autunno, con gli aceri rossi che infiammano i cortili, deve essere uno spettacolo assoluto. Il tutto è reso ancora più magico da pochissimi visitatori e tutti molto silenziosi.
Riprendiamo il cammino verso Uji per visitare il Byōdō-in, patrimonio UNESCO e icona stampata sulle monete da 10 yen. Seppur sia un edificio splendido, risulta di difficile comprensione avendo scarsissime informazioni in inglese. Nota a margine: non ci si può lamentare del turismo “da Costa Crociere” se poi non si offre nemmeno un depliant decente a chi ha fatto tanta strada per vedere un tesoro nazionale.
A Uji però troviamo una sorpresa: un negozio di tè gestito da... uno svizzero di Basilea, trapiantato in Giappone da 21 anni. Finalmente qualcuno con cui parlare senza mimare ogni parola. Ci spiega le differenze tra matcha, sencha, gyokuro e mille altre varietà. Ha, inoltre, alcune macine in granito (in funzione nel negozio) per sminuzzare le foglie e creare il matcha: per un'ora di macinatura si ottiene una quantità davvero irrisoria (30g). Uscire dal negozio con i nostri pacchetti di tè ci fa sentire più competenti e molto soddisfatti.
Nonostante le lamentele della moglie (ndF stavo svenendo per disidratazione!) non saranno certo questi 37°C e il 70% di umidità a fermarci: motori avanti tutta. Oggi per il pranzo decidiamo di andare alla concorrenza e di osare: Family Mart. Verdetto: rapporto qualità-prezzo leggermente più sfavorevole ma con più scelta. Consolazione: un bottiglione da due litri di Pocari Sweat, la bibita isotonica giapponese che ci salva la vita.
Ripartiamo per il Sanjūsangen-dō, fondato nel 1164. Qui sono custodite 1001 statue lignee di Kannon, dea della misericordia, tutte allineate lungo la navata di 120 metri. Camminare davanti a quel mare di sguardi scolpiti è un’esperienza ipnotica, che lascia addosso un senso di soggezione e rispetto profondo.
Ci dirigiamo verso l'ultima tappa della giornata con Francesca che ormai si trascina a 5m dietro di me con sguardo perso nel vuoto. Anyway, arriviamo al Kennin-ji: il tempio zen più antico di Kyoto, fondato nel 1202 dal monaco Eisai. Oltre ad avere uno dei più grandi giardini zen mai visti, custodisce lo spettacolare soffitto con due draghi intrecciati tra le nuvole. Inoltre il cortile centrale offre refrigerio e riposo, molto apprezzati da entrambi.
Rientriamo contenti della giornata, ceniamo in una tavola calda a base di soba e tempure varie e, nonostante il breve temporale, riusciamo a goderci pure lo spettacolo più atteso: i fuochi del Gozan no Okuribi. Secondo la tradizione, dal 13 al 16 agosto, le anime dei defunti visitano le proprie famiglie a casa, ritornando l'ultimo giorno nell'aldilà. Per salutarle, sulle colline che circondano Kyoto, vengono accesi enormi falò a forma di ideogramma. Migliaia di lanterne brillano sulle tombe: uno spettacolo commovente, che fonde luce, silenzio e spiritualità.
Andiamo a letto col sorriso. Kyoto ci ha regalato magia, bellezza e un po’ di sudore in eccesso, ma domani ci aspetta un’altra avventura: il viaggio verso l’oceano Pacifico, direzione Toba.
Comments