Kanazawa
- Tommi
- 12 ago
- Tempo di lettura: 3 min
📍 Location: Kanazawa

A Kanazawa si dorme bene, si vince la guerra delle lavatrici, si esplorano castelli di legno, templi pieni di trappole e quartieri di geishe in ferie. La giornata si chiude con una verza infinita e pollo cucinato direttamente al tavolo.
In Kanazawa, we sleep well, win the laundry wars, explore wooden castles, temples full of traps, and geisha districts on holiday. The day ends with endless cabbage and chicken cooked right at our table.
La camera dell’hotel a Kanazawa è… diciamo compatta. Ma almeno qui non ci sono anime gentili che decidono di farsi la barba alle 6 del mattino davanti alla porta. Risultato: ci si riposa alla grande.
La sera prima si ripete la solita sfida di sguardi per accaparrarsi la lavatrice dell’hotel. Stavolta però giochiamo d’anticipo: con una combinazione di tattica militare e tempismo italico, arriviamo quindici minuti prima della fine dell’asciugatura della coppia precedente, sbaragliando la concorrenza nipponica.
Il giorno successivo comincia con la visita al sito del castello, passando attraverso le antiche porte di accesso. Tutti gli edifici sono nuovi ma realizzati interamente in legno con le tradizionali tecniche, senza l’uso di viti o elementi metallici.
Io sono contento come un bambino che scarta i regali a Natale. Mentre tutti si accalcano alle feritoie per fotografare il panorama, immortalo tutti i giunti in legno: bellissimi. Quando arriviamo nella sala educativa per bambini, dove spiegano le connessioni con piccoli modelli, non resisto: mi faccio largo e “gioco” anche io… tra gli sguardi delle mamme un po’ perplessi. Passo così la mattina a illustrare a Francesca il funzionamento di ogni giunzione, collegamento e tipologia di legno. L’effetto? Come spiegare la trama di un libro fantasy alla nonna: grandi sorrisi, comprensione minima.
Nel giardino del castello troviamo la statua del samurai Yamato Takeru, l’eroe leggendario che guidò la rivolta di Satsuma contro l’imperatore Meiji quando quest’ultimo decise di trasformare il Giappone in una nazione moderna, dove purtroppo per i samurai c’era ormai poco spazio.
Curiosità 1: sulla statua non si posa nessun volatile per l’impiego di un’alta quantità di arsenico all’interno della stessa.
Curiosità 2: il film “L’ultimo Samurai” racconta proprio di questa rivolta.
Dopo un pranzo leggero lungo la “Fifth Avenue” di Kanazawa, proseguiamo verso il Ninja Temple. Scopriamo presto che il nome è più marketing che altro (cosa non si fa per attirare turisti). In realtà si chiama Myouryuji, costruito nel XVII secolo come tempio difensivo e pieno di ingegnose trappole e passaggi segreti, uno spettacolo di ingegno. All’ingresso ci consegnano una guida in inglese di 30 pagine. La ragazza che ci illustra il tempio parla in un giapponese rapidissimo e ogni tanto si interrompe per dirci, con tono da maestra delle elementari: “Page twelve, please”. Il tempio è sorprendentemente complesso nella sua semplicità esterna.
Passiamo poi nel quartiere delle geishe (soprannominata da una coppia di texani ieri “Gheisha town”) che, però, sembrano tutte in ferie: strade vuote, atmosfera calma e... zero turisti nelle foto. Finalmente si respira un po’ di Giappone senza sembrare di essere a Lloret de Mar per via degli spagnoli.
La cena, per la seconda sera di fila, è in un izakaya fai-da-te: ti portano dodici chili di cavolo, del pollo crudo in una ciotola e il resto lo fai tu al tavolo. Arriva anche una salsina segreta con uovo annesso, del riso e del brodo: quando il cavolo sta per finire, rovesci tutto dentro e ricominci a mangiare. Per 25€ in due, mangiamo come dei re.
Domani si parte per Kyoto. Francesca ha già organizzato un itinerario a marce forzate di cui ignoro ogni tappa. Ma sono certo che sullo Shinkansen tirerà fuori le sue mappette, con percorsi tracciati strada per strada.































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