Mille e una cozza
- Franci
- 3 giorni fa
- Tempo di lettura: 4 min
📍 Location: Penisola di Ise

Nella terra di nessuno, fuori da ogni rotta turistica e non, c'è un posto dove finisce il Giappone e inizia l'oceano. Li, troverete una piccola capanna colma di storia e frutti di mare.
In no man's land, far from any tourist route, there is a place where Japan ends and the ocean begins. There, you will find a small hut steeped in history and seafood.
Dopo aver aver fatto indigestione di templi e giardini zen, ci ritroviamo comodamente seduti su un treno diretto a Toba. A mente lucida riflettiamo che non é tutto oro ciò che luccica: Kyoto ha anche dei difetti secondo noi. Per prima cosa i prezzi rispetto alle altre città visitate sono praticamente raddoppiati. Ciò appare lampante al momento di pagare la spedizione dei bagagli (sempre quelli sono, stesse misure, tratta addirittura più breve). Inoltre, per essere una città di una certa dimensione e turistica, é sorprendente come tutte le transazioni siano da fare in contanti, dal ristorantino al museo. Perciò se verrete qui munitevi di contante sufficiente.
Ma ora basta lamentarsi!
Alla prossima fermata ci aspetta Ise dove ci attende il più importante e antico luogo di culto shintoista: Ise Jingu. Non c'è molto da vedere in realtà, l'intero santuario é avvolto da un'aura di mistero, anche perché la zona più interna è accessibile solo ai sacerdoti e alla famiglia imperiale. Grazie a uno splendido museo però impariamo che i templi del complesso vengono demoliti e ricostruiti ogni 20 anni, sempre uguali, sempre con le stesse tecniche, da ben 2000 anni. Il pensiero dietro a questa pratica é rendere eterno qualcosa di finito attraverso il rito della ripetizione costante.
É la meta finale di un pellegrinaggio che dovrebbe toccare in teoria i 125 santuari sparsi nella penisola. Ci sentiamo un po' come se fossimo arrivati in aereo a Santiago de Compostela. Non siamo pronti alla purificazione finale.
Riprendiamo il nostro trenino direzione oceano.
Dal momento che é pur sempre un viaggio di nozze, spingo affinché si faccia una sosta a Futami, per vedere Meoto Iwa, le sacre "rocce sposate", porta fortuna delle coppie. Essendo sull'oceano mi immagino ci sia la classica passeggiata marittima stile Sestri Levante. Non vengo smentita nemmeno troppo (ndT Sestri levante all'epoca dei Saraceni). Il santuario piccolino é dedicato a Sarutahiko Okami e le simpatiche ranocchie sparse in giro si dice gli facessero da messaggere. Qui, alle prime luci dell'alba nelle giornate estive, il sole sorge dall'oceano proprio in mezzo alle due rocce e se si è particolarmente fortunati, in lontananza si può persino intravedere il monte Fuji.
Noi ci accontentiamo di una classica foto da turisti.
Sulla strada di ritorno per la stazione veniamo fermati da un arzillo signore del posto che dalla veranda di casa sua ci domanda da dove veniamo e cosa ci facciamo lì. La barriera linguistica è più una muraglia cinese, ma capiamo che é stato in Italia 35 anni anni fa, che si é trovato molto bene e ha apprezzato in particolare il vino. Ci invita dentro probabilmente per offrirci del the, ma siamo costretti a malincuore a rifiutare gentilmente perché il treno che dobbiamo prendere é l'ultimo della giornata. Vuole a tutti i costi però una foto ricordo (non deve capitare tutti i giorni di vedere passare due italiani di lí) e quindi ci prestiamo volentieri all'obiettivo della moglie che é ben contenta quando ne chiediamo una anche noi. Pensare che c'è chi dice che i giapponesi siano persone chiuse e xenofobe! Non dategli retta! Se messi a loro agio sono estremamente curiosi e chiacchieroni!
Sta ormai quasi tramontando il sole (non fatevi ingannare, qua scende alle 18.30) quando arriviamo a Toba. É un posto dimenticato dal Signore e i centenari che incontriamo ne sono la prova vivente. Scommettiamo che non ne avete mai sentito parlare, ma é la città natale di Kokichi Mikimoto, colui che per primo scoprì la tecnica di coltivazione delle perle. Se ne avete qualcuna in casa a cui siete affezionati dovete essere grati a lui.
Mentre paghiamo la cena in quello che per noi è il ristorante del futuro, alla cassa un altro cliente ci fa segno di uscire in fretta... per non perderci i fuochi d'artificio! Non sapremo mai quale fosse l'occasione ma é stato stupendo concludere così la giornata.
La notte scorre tranquilla nel nostro hotel a futon sulla collina designata come punto raccolta in caso di tsunami (siamo la gioia dei nostri assicuratori), ma é con il nuovo giorno che la vera avventura comincia.
Abbiamo un appuntamento per pranzo, preso da mesi. É il motivo per cui siamo qui, in questa terra a tratti desolata. La baia di Ise non ci basta, vogliamo spingerci ancora più a sud, sempre più lontano dalle strade battute.
Non arrivano treni a Osatsu, solo un bus (ogni 2 ore) che percorre foreste, attraversa fiumi e apre orizzonti. Andiamo nella terra natia delle Ama: pescatrici subacquee in apnea. Letteralmente "donna di mare", tradizione millenaria. Pescano di tutto, ricci polpi aragoste perle... Non ne rimangono molte, pochi anni fa la loro età media era 65 anni, con le più anziane vicine ai 90.
Entriamo nel porto tra gli sguardi perplessi dei pescatori. Il percorso indicava un promontorio apparentemente raggiungibile solo percorrendo una barriera anti tsunami, quando veniamo strombazzati da una sorridente Ama su un motorino che ci fa segno di non avere paura e proseguire. La vediamo sfrecciare davanti a noi e scomparire dietro una insenatura. La fiducia è massima e infatti scopriamo subito dietro la curva la capanna dove pranzeremo e in cui ci aspettano. Il loro sorriso é contagioso e ci servono pesci/molluschi/crostacei che hanno pescato quella stessa mattina: divini. Non é facile descrivere una simile esperienza, lasceremo parlare le immagini. Sappiate che stanno cercando di farle riconoscere come patrimonio UNESCO: supportate la causa e se passerete mai nei "dintorni" fateci un salto.
Sulla via del ritorno con Tommaso calcoliamo che ci sono volute quasi 8 ore di spostamenti per un pranzo di 30 minuti. Ne é valsa la pena? Lo rifaremmo?
Subito, senza pensarci due volte.
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